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Omaggio ai Bronzi di Riace nel 50enario del loro ritrovamento

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I soci dell’Accademia hanno messo in piedi uno straordinario spettacolo grazie anche grazie al “Pon Metro” cofinanziato dall’UE e al Comune di Reggio Calabria. Un connubio tra le arti teatrale, tersicorea, e musicale, sullo sfondo della storia, la nostra storia…

I bronzi dicono certamente tante cose! Alcune le si possono intuire guardandoli. Ammirandoli. Altre cose si possono leggere sulla loro storia e sulle varie interpretazioni, che sulle loro origini e significati sono state scritte. Certo, vi è anche un modo avvolgente, emozionante e insolito di cogliere il loro messaggio. Li si possono ascoltare mentre discutono in teatro.  Così come è accaduto al teatro “U. Zanotti Bianco”. In effetti, i musei sono belli da visitare, soprattutto se, come nel caso del museo di Reggio Calabria, contengono delle vere opere d’arte. L’uomo trascende sé stesso di fronte ai capolavori e le pareti delle sale che li contengono, vengono attraversate, dalla brezza marina che porta con sé i miti del passato e le speranze di un edificante avvenire. Tali immagini intime si fanno vivide e di impatto nelle stesse scenografie virtuali espresse durante la rappresentazione teatrale. Colpisce il dialogo animato tra i bronzi, così vero e nel contempo, profondamente attuale. L’impeto giovanile e la saggezza dell’età mediate attraverso l’esperienza del ritrovamento, della cura, dello stupore e dell’esposizione al pubblico. Quale guerriero, nel fondo del suo cuore, non è in cerca di gloria? Quanto zelo da parte degli attori che così bene ne hanno penetrato i personaggi. D’impatto la scelta delle parole e dei gesti così empaticamente pensati nella sapiente scrittura del testo. E poi il coro, la classe in visita al museo, il dialogo tra gli studenti e il professore, gli artisti, con la danza, la musica, il canto, le riprese, la testimonianza di chi ne ha vissuto l’esperienza diretta, della emersione, dei guerrieri in superficie. Tutti, in modo originalissimo ed emozionante, hanno contribuito a rendere le suggestioni del ritrovamento, un momento catartico di rinnovamento dello spirito. Che altro è l’arte, in fondo. se non questo? E che altro dovrebbe fare il teatro se non trasmettere il bisogno di ricerca di una identità più ampia? Ma questo non può avvenire, e non sarebbe avvenuto senza l’alchemica sinergia tra i partecipanti, senza la regia accurata e minuziosamente dedicata, senza lo sguardo attento di chi vuole disinteressatamente esprimere il meglio per onorare la sua storia e il suo sentirsi parte di un mito che si rinnova. È in questo modo che l’auditorium si è fatto Pantheon, accogliendo l’anima di ogni diversità artistica e rendendola universale. I bronzi sono divenuti così, grazie ai soci dell’accademia, occasione di collaborazione e condivisione. Ed è questo che commuove davvero. Al di la tutto, a fine serata, la vera bellezza, è la luce che resta tra i cuori che parlano.

Ph. Federica Morabito

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